Santo e Ricco

Santo e Ricco

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La benedizione dei nostri avi

di Francesco Fratantonio

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Descrizione

Tu sia benedetto e possa diventare santo e ricco. E’ la potente benedizione e, contemporaneamente, la preghiera di intercessione che, da secoli, i nonni della nostra Contea di Modica rivolgevano alle successive generazioni.
Una benedizione che vive nell’inconscio collettivo della nostra comunità anche se oggi, come altre verità sapienziali, rischia l’oblio.
Francesco Fratantonio l’ha ricevuta dal suo nonno paterno e non l’ha più dimenticata. Si é scolpita nella sua anima. Santo e ricco è diventato il suo principio ispiratore e il suo progetto di vita.
Di quell’eredità preziosa ha avvertito la responsabilità di recuperarla e di trasmetterla : ai figli e ai nipoti che verranno, ma anche agli amici e ai collaboratori.
Con uno stile narrativo che alterna: momenti autobiografici, metafore, riflessioni maturate nella sua esperienza di professionista , momenti dove la gratitudine si fa poesia, il libro è un commovente riconoscimento alla propria famiglia di origine, alla propria città, alle proprie radici.
La gratitudine per quanto ricevuto diventa impegno a cogliere e a proporre l’attualità di una benedizione che invoca su ciascuno di noi santità e ricchezza.
Santo e ricco viene proposta come premessa, come “ascissa e ordinata” (per citare Fratantonio) in un tempo che assiste alla deriva di un modello economico, ma fatica a immaginarne un altro più giusto e sostenibile.
Rivisitando e attualizzando ” santo e ricco ” il libro ci invita a superare dannose scissioni. Ci ricorda che i valori si salvano reciprocamente, che ogni valore ha bisogno di essere salvato dal valore apparentemente contrapposto.
La ricchezza senza santità diventa ingiustizia; ma la santità vera non ha paura di misurarsi con il denaro e i beni.
La santità è costruire ricchezza con genio creativo mantenendo il cuore mite, libero, pulito.
Santo e ricco è l’invito a non separare la ricchezza dal lavoro; a non contrapporre il lavoratore all’imprenditore, il benestante al povero.
È costruire percorsi di giustizia immaginando un benessere sostenibile per l’impresa, il lavoratore, il creato. Un benessere inclusivo!
Santo è ricco è la strana felicità che nelle Beatitudini trova il suo ancoraggio e che a sua volta viene proposta (nell’ultimo capitolo) come ulteriore beatitudine.
È bella la speranza del libro che santo e ricco possa ispirare tanti giovani, possa diventare un itinerario di riflessione e di crescita per il mondo delle imprese e le realtà formative.

9 recensioni per Santo e Ricco

  1. Tonino Solarino

    Tu sia Benedetto e possa diventare santo e ricco. E’ la potente benedizione e, contemporaneamente, la preghiera di intercessione che, da secoli, i nonni della nostra Contea di Modica rivolgevano alle successive generazioni. Una benedizione che vive nell’inconscio collettivo della nostra comunità anche se oggi, come altre verità sapienziali, rischia l’oblio.
    Francesco Fratantonio l’ha ricevuto dal suo nonno paterno e non l’ha più dimenticata. Si è scolpita nella sua anima. Santo e Ricco è diventato il suo principio ispiratore e il suo progetto di vita.
    Di quell’eredità preziosa ha avvertito la responsabilità di recuperarla e di trasmetterla: ai figli e ai nipoti che verranno, ma anche agli amici e ai collaboratori.
    Con uno stile narrativo che alterna: momenti autobiografici, metafore, riflessioni maturate nella sua esperienza di professionista, momenti dove la gratitudine si fa poesia, il libro è un commovente riconoscimento alla propria famiglia di origine, alla propria città, alle proprie radici. LA gratitudine per quanto ricevuto diventa impegno a cogliere e a proporre l’attualità di una benedizione che invoca su ciascuno di noi santità e ricchezza.
    Santo e ricco viene proposta come una promessa, come “ascissa e ordinata” (per citare Fratantonio) in un tempo che assiste alla deriva di un modello economico, ma fatica a immaginarne un altro più giusto e sostenibile.
    Rivisitando e attualizzando “santo e ricco” il libro ci invita a superare dannose scissioni. Ci ricorda che i valori si salvano reciprocamente, che ogni valore ha bisogno di essere salvato dal valore apparentemente contrapposto. La ricchezza senza santità diventa ingiustizia; ma la santità vera non ha paura di misurarsi con il denaro e i beni. La santità è costruire ricchezza con genio creativo mantenendo il cuore mite, libero, pulito.
    Santo e ricco è l’invito a non separare la ricchezza dal lavoro; a non contrapporre il lavoratore all’imprenditore, il benestante al povero. E’ costruire percorsi di giustizia immaginando un benessere sostenibile per l’impresa, il lavoratore, il creato. Un benessere Inclusivo!
    Santo e ricco è la strana felicità che nelle Beatitudini trova il suo ancoraggio e che a sua volta viene proposta (nell’ultimo capitolo) come ulteriore beatitudine. E’ bella la speranza del libro che santo e ricco possa ispirare tanti giovani, possa diventare un itinerario di riflessione e di crescita per il mondo delle imprese e le realtà formative.
    Alla speranza dell’autore associamo la nostra!

    Tonino Solarino

  2. Suor Maria Lucia del Cuore Immacolato di Maria

    Ave Maria!
    Carissimo Francesco,
    grazie, grazie di cuore per aver scritto “Santo e Ricco” e per avercelo donato. Dopo che entusiasticamente ce l’ha regalato con tanto di dedica, l’ho subito letto e divorato, è scorrevole e ricco di contenuti importanti e sostanziai soprattutto per le nuove generazioni.
    Non voglio farle i soliti complimenti formali, non è una cosa che mi piace, ma siccome ce l’ha chiesto le condivido con semplicità le mie impressioni e riflessioni modeste che la lettura del suo libro mi ha provocato. Intanto mi sembrava di essere dietro quella storica e famosa vetrata di suo nonno a sentire un “cuntu”, si in qualche modo, il racconto della sua anima dentro percorsi storici veramente belli e interessanti. Dal libro si evince che lei è un uomo di relazioni vere ed autentiche con persone che valorizza alle quali poi sa trovare la vocazione, cioè il “compito” e tutto questo grazie ai suoi nonni, che sicuramente dovevano essere delle persone speciali e incomparabili, ma verso i quali lei ha saputo creare una relazione vera, profonda, sostanziale e nello stesso tempo intessuta di semplicità quotidiana.
    E questo “antico” lei oggi regalandolo ai lettori, giovani o vecchi, lo rende attuale, lo fa “rivivere”. E cos’è questo qualcosa che ha sapore di antico se non il gusto di relazioni vere e reali, non virtuali, con persone in una società in cui le persone intessono rapporti solo per i propri scopi, interessi ecce cc… o che essendo virtuali, sono come i fantasmi che non si vedono? Ma se vogliamo risalire ancora a qualcosa di più “antico”, o meglio arcano e nuovo ecco stagliarsi all’orizzonte interiore Dio. Dio che l’ha riempita di doni, con una misura pigiata e traboccante, e che lei come servo fedele giocandosi tutto, in tutto e contanti sta facendo fruttificare senza risparmiarsi. Le assicuro la mia preghiera perché sempre sappia restare umile davanti a Dio, cosciente che tutto ciò che lei è l’ha ricevuto da Dio.
    Direbbe S. Paolo < <[…] se l’hai ricevuto perché vantarsene, ogni dono perfetto viene dal Padre di ogni dono>>.

    Con tanta stima e preghiera e preghiera,
    Suor Maria Lucia del Cuore Immacolato di Maria

  3. Segreteria di Stato Affari Generali – Città del Vaticano

    La Segreteria di Stato porge distinti ossequi e, nel comunicare che quanto è stato inviato al Sommo Pontefice è regolarmente pervenuto a destinazione, esprime a Suo nome riconoscenza per il premuroso pensiero e Ne partecipa il benedicente saluto.

    La Segreteria di Stato Affari Generali.
    Città del Vaticano.

  4. Carlo Lorefice Arcivescovo

    Carissimo Francesco,

    Ti sono grato per il dono del Tuo libro “Santo e Ricco. La benedizione dei nostri avi”. Desidero ringraziarTi di cuore per l’attenzione e la stima che mi manifesti attraverso questo gradito pensiero.
    Spero che il Tuo prezioso contributo possa aiutare noi adulti a comprendere il grave onere, e al tempo stesso la straordinaria opportunità, legata alla nostra relazione con le giovani generazioni, chiamate a essere lievito per il futuro della Chiesa e della società civile, interrogativo che il Santo Padre sta ponendo all’attenzione di tutti attraverso il Sinodo straordinario dei Vescovi che ha inizio proprio in questi giorni.
    Invoco la mia benedizione su di Te e sui Tuoi cari auspicando dal Signore grazie copiose.
    Un abbraccio benedicente

    Carlo Lorefice
    Arcivescovo

  5. L’Avvenire

    Oggi nel mondo, otto uomini – da soli – posseggono 426 miliardi di dollari, la stessa quantità di beni cioè detenuti dalla metà degli abitanti del pianeta, ovvero 3,6 miliardi di persone. È una costante che dura da anni inoltre, che l’1% più ricco dell’umanità detenga più denaro del restante 99%. I dati, inequivocabili nella loro crudezza, sono quelli del Rapporto Oxfam e fanno riflettere sul difficile binomio tra economia e giustizia. O meglio ancora, sulla possibilità che esista (o possa esistere) una ricchezza giusta, un “senso etico del denaro” che consenta di non considerarlo comunque e per forza un male o un pericolo, come la società, da sempre, ci ha abituato a pensare.
    La principale rappresentazione simbolica del denaro già nell’iconografia medievale è una borsa che, appesa al collo di un ricco, lo trascina all’inferno. Lo stesso cammello che può passare per la cruna di un ago più facilmente di un ricco nel regno dei cieli, è una parabola quasi definitiva dal punto di vista sociale. Che mette in dubbio le (non così rare) esperienze di vita di benestanti capaci di condivisione e di larghezza d’animo.
    La ricchezza come colpa, specie quando è accompagnata da villana ostentazione, è uno stereotipo difficile da contestare. Come invece diventa virtuosa e splendida l’esperienza contraria, il denaro che diventa strumento di carità, con la consapevolezza che ciò che abbiamo fatto solo per noi stessi muore con noi. E che ciò che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo, resta ed è immortale.
    La ricchezza che genera generosità, non solo economica, ma intesa come generosità di idee, di tempo da dedicare agli altri: questa può essere la chiave. Perché come scriveva Carl Gustav Jung, si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona.
    Forse merita di non essere svilita però anche la ricchezza sana e orgogliosa, frutto del proprio lavoro e del proprio talento. È quanto viene in mente scorrendo le pagine di un interessante volumetto firmato da Francesco Fratantonio, brillante imprenditore, agronomo e presidente di una società di progettazione e finanza del Sud Italia, intitolato “Santo e Ricco, la benedizione dei nostri avi”. «Che tu possa diventare santo e ricco» è infatti la potente preghiera di intercessione che da secoli i nonni della Contea siciliana di Modica rivolgono alle generazioni successive. Un augurio pieno, espresso e tramandato senza sensi di colpa o timori repressi.
    Spiega l’autore: «Ho scoperto che essere ricchi significa lottare per la propria sicurezza economica ma anche per la propria indipendenza e realizzazione personale. Essere ricchi è credere in quello in cui molti altri non credono. È assumersi la responsabilità che altri non vogliono prendersi. È correre il rischio anche di sbagliare. È agire, invece che criticare da sterili spettatori. La ricchezza è capacità di generare vita, energia, di continuare la creazione. E la santità, quella vera, non ha paura di misurarsi con i beni e con il denaro. Anzi, secondo me è l’unico modo giusto di viverla. La santità è infinita ricchezza…».
    “Santo e ricco” è l’antico invito – derivato dalla tradizione popolare e quindi tutt’altro che elitario – a non separare la ricchezza dal lavoro, a non contrapporre il subordinato all’imprenditore, il benestante al povero. «È costruire – si legge – percorsi di giustizia immaginando un benessere sostenibile per l’impresa, il lavoratore, il creato. Un benessere inclusivo, dove la ricchezza costruita con genio creativo e mantenendo il cuore libero, giusto e pulito non diventi mai ingiustizia e non debba vergognarsi di sé».
    Non è sempre così, purtroppo. Anzi, lo è solo in rare e virtuosissime situazioni. Ma credere all’improbabile è sempre una splendida forma di ottimismo, e alimentare la speranza nell’eccezione è un meraviglioso schiaffo alla regola. Che ci può fare tutti più ricchi.

    L’Avvenire

  6. Innocenzo Leontini

    Caro Francesco, quando ci siamo conosciuti avevamo la ricchezza inesauribile e persino la santità del sogno giovanile, sia nell’impegno formativo, in quello politico, che nelle prime attività e nell’amore.
    Il tempo non fluiva, almeno ai nostri occhi. Sembrava una risorsa tutta a nostra disposizione, solida e concentrata. A poco, a poco il gomitolo si é sfilato assumendo varie forme, quelle create dalle nostre vite. Con dentro diverse spinte derivanti dalle ragioni, dai gusti e dalle passioni. Ma anche dagli inviti alla prudenza dei nostri nonni (cu si vardau si salvau) e dai loro consigli ad evitare la sconvenienza (tuttu u pani sinni va a scacci).
    Senza escludere i momenti di rabbia per gli artefici dei nostri danni economici, che sa n’a manciari tutti a miricini. Ma facendo comunque prevalere l’augurio alla saluti e pruvirienza.
    Bravo Francesco per aver trovato tempo, interesse ed impegno a voler confermare che nella tua stagione del digitale e del meritato benestare nulla hai dimenticato delle voci, della pietà ma anche dei rifiuti di una formazione che sola riempie e giustifica il nostro presente.

    Innocenzo Leontini

  7. Valutato 5 su 5

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